Una città vive e prospera solo se mette a disposizione dei suoi abitanti un gran numero di luoghi pubblici. Penso sì alle piazze, alle piste ciclabili, alle strade riservate ai pedoni. Ma anche ai teatri, alle palestre, ai musei, alle sale in cui ci si può incontrare anche solo per scambiare due chiacchiere o fare una partita a carte. Non è dunque un caso se, in questi anni, l’Amministrazione comunale ha investito sulla riqualificazione delle vie e delle piazze, dei centri civici, delle sedi delle associazioni. Sia chiaro, non abbiamo ancora portato a termine la nostra impresa. Soprattutto, non abbiamo dato risposta a una richiesta che, in questi anni, è stata avanzata da più parti: quella di un grande spazio polivalente coperto, capace di ospitare tutto l’anno concerti, incontri, serate di ballo, partite di volley o calcio a cinque. Oggi, grazie alla sinergia con un partner privato, queste e altre attività potrebbero trovare casa in un teatro tenda, ovvero in una grande struttura mobile, “leggera” per quanto riguarda i costi di gestione e versatile dal punto di vista dell’utilizzo. Perché un teatro tenda a Trento? Per almeno una buona causa, che è quella di dare ai giovani della nostra città un luogo in cui esprimersi, incontrarsi, sperimentare insieme. E per almeno cinque buoni motivi, che qui cercherò di riassumere.
Grandi nomi a caro prezzo. Attualmente Trento può contare sostanzialmente su tre grandi contenitori: l’auditorium Santa Chiara (800 posti), il teatro sociale (600 posti) e il palazzetto dello sport (circa 4 mila posti). Quest’ultimo però, oltre a non offrire un’acustica adeguata, è praticamente monopolizzato dalle attività sportive, numerose e seguitissime grazie al successo delle squadre cittadine del volley e del basket e di un settore giovanile vivace e in piena espansione. Proprio a causa di questi spazi ridotti, a Trento l’organizzazione di un qualsiasi grande evento è molto più costosa che altrove: essendo limitato il numero di posti riservati al pubblico, i grandi nomi della musica leggera o dello spettacolo sono spesso economicamente quasi inaccessibili. Per questa ragione, gli appassionati di musica sono spesso costretti a spingersi in Veneto o anche in Lombardia per assistere a un concerto.
Palestre cercansi. Ma non è solo il settore dell’offerta musicale o degli spettacoli ad essere in sofferenza. A Trento c’è infatti una grande domanda di spazi sportivi: pensiamo per esempio al fenomeno del calcio a cinque amatoriale, spesso costretto a emigrare in palestre fuori città. O al grande movimento giovanile del volley e del basket, che non di rado non trova spazi adeguati per allenamenti e tornei.
Eventi senza spazio. Trento, anche per il suo ruolo di capoluogo, ospita spesso eventi che hanno non solo una valenza provinciale, ma anche nazionale. Si tratta di iniziative diverse, che comunque richiamano decine di migliaia di persone. Ci riferiamo, tanto per fare qualche esempio, al Festival dell’Economia, alla Notte bianca, alle Vigiliane… In tutte queste occasioni, un contenitore di adeguate dimensioni potrebbe non solo garantire uno spazio coperto in caso di maltempo, ma anche rendere meno elitari eventi capaci di attrarre migliaia di persone. Si consideri poi che piazza Duomo in futuro non potrà più ospitare eventi eccessivamente impattanti, che dunque potranno essere dirottati sul teatro tenda.
Manifestazioni religiose. Palestre e sale cittadine sono utilizzate spesso per ospitare manifestazioni a carattere religioso, riunioni di movimenti confessionali, momenti di preghiera. La tensostruttura potrebbe rispondere anche a queste esigenze.
Attività ricreative per tutti (dai bambini agli anziani). Infine, l’altra grande richiesta proveniente dalla città è quella di spazi per tutte quelle attività ricreative che coinvolgono le associazioni, le scuole, i bambini, la terza età, le circoscrizioni. Feste, sagre, i balli dei circoli anziani, le castagnate, il raduno degli scout possono trovare nel teatro tenda uno spazio adeguato.
Come si vede, l’idea di collocare a Trento un teatro tenda non nasce dalla volontà di far concorrenza ad altri comuni, ma dall’intenzione di dare risposta a una richiesta di spazi proveniente dalle associazioni, dai quartieri, dagli sportivi, dagli ambienti culturali della nostra città. Dovrà trattarsi di una struttura modulare, che potrà essere utilizzata anche solo parzialmente e adattata di volta in volta alle varie esigenze: una mostra, il torneo di calcio a cinque, l’iniziativa delle parrocchie, il grande concerto, l’assemblea dei soci di una banca, di un’associazione, di una cooperativa, la conferenza con il relatore capace di attirare migliaia di persone. Sarà dotata di spogliatoi, servizi igienici, attrezzature sportive, bar. Potrà diventare anche una sorta di “officina” per la produzione di spettacoli, a servizio di compagnie teatrali, artisti, case di produzione. Naturalmente, dovrà essere gestita in rete con il centro Santa Chiara, in modo da non rappresentare un elemento di concorrenza, ma un’integrazione all’offerta di spazi pubblici, un’alternativa a cui ricorrere ogni qualvolta ci sarà la necessità di avere una platea più grande. Un’alternativa qualificata, perché le moderne tensostrutture già diffuse in molte città italiane sono in grado di conciliare il grande afflusso di persone degli spettacoli rock e pop con le performance acustiche e il comfort visuale richiesti per altri tipi di concerto (classica, jazz, danza).
Alla luce di queste considerazioni, credo che la contrapposizione alimentata in questi giorni tra il teatro tenda pensato per Pergine e il progetto in cantiere a Trento sia del tutto artificiale e pretestuosa. Mi pare che la tensostruttura della Valsugana sia infatti la naturale evoluzione di “Pergine Spettacolo Aperto”: è da quell’esperienza che nasce l’idea di un’arena estiva coperta capace di dare un tetto a una rassegna cresciuta negli anni sia in termini di pubblico sia in termini di qualità della proposta. A Trento, come ho già illustrato, il teatro tenda nasce da una storia completamente diversa, ovvero dall’esigenza di soddisfare una richiesta interna, tutta cittadina. Semplicemente, accade che i nostri 114 mila abitanti, tra i più sportivi d’Italia, tra i più attivi nell’associazionismo, reclamino a ragione nuovi spazi per esprimersi. Accade che un capoluogo, dove nei giorni lavorativi vivono oltre 200 mila persone, abbia bisogno di dotarsi di nuovi servizi, anche per rimanere competitivo con le altre città del Nord Italia. Ben lungi da noi il proposito di accentrare o di sottrarre alcunché. Anzi, l’idea della rete per noi resta vincente, sempre che si riconosca che l’interdipendenza tra i nodi non significa né sovranità limitata, né autarchia, ma piuttosto giusta valutazione dei rispettivi bisogni. Quelli di Pergine, senza dubbio, ma anche quelli di Trento, che non possono essere né delegati né mortificati.
Grandi nomi a caro prezzo. Attualmente Trento può contare sostanzialmente su tre grandi contenitori: l’auditorium Santa Chiara (800 posti), il teatro sociale (600 posti) e il palazzetto dello sport (circa 4 mila posti). Quest’ultimo però, oltre a non offrire un’acustica adeguata, è praticamente monopolizzato dalle attività sportive, numerose e seguitissime grazie al successo delle squadre cittadine del volley e del basket e di un settore giovanile vivace e in piena espansione. Proprio a causa di questi spazi ridotti, a Trento l’organizzazione di un qualsiasi grande evento è molto più costosa che altrove: essendo limitato il numero di posti riservati al pubblico, i grandi nomi della musica leggera o dello spettacolo sono spesso economicamente quasi inaccessibili. Per questa ragione, gli appassionati di musica sono spesso costretti a spingersi in Veneto o anche in Lombardia per assistere a un concerto.
Palestre cercansi. Ma non è solo il settore dell’offerta musicale o degli spettacoli ad essere in sofferenza. A Trento c’è infatti una grande domanda di spazi sportivi: pensiamo per esempio al fenomeno del calcio a cinque amatoriale, spesso costretto a emigrare in palestre fuori città. O al grande movimento giovanile del volley e del basket, che non di rado non trova spazi adeguati per allenamenti e tornei.
Eventi senza spazio. Trento, anche per il suo ruolo di capoluogo, ospita spesso eventi che hanno non solo una valenza provinciale, ma anche nazionale. Si tratta di iniziative diverse, che comunque richiamano decine di migliaia di persone. Ci riferiamo, tanto per fare qualche esempio, al Festival dell’Economia, alla Notte bianca, alle Vigiliane… In tutte queste occasioni, un contenitore di adeguate dimensioni potrebbe non solo garantire uno spazio coperto in caso di maltempo, ma anche rendere meno elitari eventi capaci di attrarre migliaia di persone. Si consideri poi che piazza Duomo in futuro non potrà più ospitare eventi eccessivamente impattanti, che dunque potranno essere dirottati sul teatro tenda.
Manifestazioni religiose. Palestre e sale cittadine sono utilizzate spesso per ospitare manifestazioni a carattere religioso, riunioni di movimenti confessionali, momenti di preghiera. La tensostruttura potrebbe rispondere anche a queste esigenze.
Attività ricreative per tutti (dai bambini agli anziani). Infine, l’altra grande richiesta proveniente dalla città è quella di spazi per tutte quelle attività ricreative che coinvolgono le associazioni, le scuole, i bambini, la terza età, le circoscrizioni. Feste, sagre, i balli dei circoli anziani, le castagnate, il raduno degli scout possono trovare nel teatro tenda uno spazio adeguato.
Come si vede, l’idea di collocare a Trento un teatro tenda non nasce dalla volontà di far concorrenza ad altri comuni, ma dall’intenzione di dare risposta a una richiesta di spazi proveniente dalle associazioni, dai quartieri, dagli sportivi, dagli ambienti culturali della nostra città. Dovrà trattarsi di una struttura modulare, che potrà essere utilizzata anche solo parzialmente e adattata di volta in volta alle varie esigenze: una mostra, il torneo di calcio a cinque, l’iniziativa delle parrocchie, il grande concerto, l’assemblea dei soci di una banca, di un’associazione, di una cooperativa, la conferenza con il relatore capace di attirare migliaia di persone. Sarà dotata di spogliatoi, servizi igienici, attrezzature sportive, bar. Potrà diventare anche una sorta di “officina” per la produzione di spettacoli, a servizio di compagnie teatrali, artisti, case di produzione. Naturalmente, dovrà essere gestita in rete con il centro Santa Chiara, in modo da non rappresentare un elemento di concorrenza, ma un’integrazione all’offerta di spazi pubblici, un’alternativa a cui ricorrere ogni qualvolta ci sarà la necessità di avere una platea più grande. Un’alternativa qualificata, perché le moderne tensostrutture già diffuse in molte città italiane sono in grado di conciliare il grande afflusso di persone degli spettacoli rock e pop con le performance acustiche e il comfort visuale richiesti per altri tipi di concerto (classica, jazz, danza).
Alla luce di queste considerazioni, credo che la contrapposizione alimentata in questi giorni tra il teatro tenda pensato per Pergine e il progetto in cantiere a Trento sia del tutto artificiale e pretestuosa. Mi pare che la tensostruttura della Valsugana sia infatti la naturale evoluzione di “Pergine Spettacolo Aperto”: è da quell’esperienza che nasce l’idea di un’arena estiva coperta capace di dare un tetto a una rassegna cresciuta negli anni sia in termini di pubblico sia in termini di qualità della proposta. A Trento, come ho già illustrato, il teatro tenda nasce da una storia completamente diversa, ovvero dall’esigenza di soddisfare una richiesta interna, tutta cittadina. Semplicemente, accade che i nostri 114 mila abitanti, tra i più sportivi d’Italia, tra i più attivi nell’associazionismo, reclamino a ragione nuovi spazi per esprimersi. Accade che un capoluogo, dove nei giorni lavorativi vivono oltre 200 mila persone, abbia bisogno di dotarsi di nuovi servizi, anche per rimanere competitivo con le altre città del Nord Italia. Ben lungi da noi il proposito di accentrare o di sottrarre alcunché. Anzi, l’idea della rete per noi resta vincente, sempre che si riconosca che l’interdipendenza tra i nodi non significa né sovranità limitata, né autarchia, ma piuttosto giusta valutazione dei rispettivi bisogni. Quelli di Pergine, senza dubbio, ma anche quelli di Trento, che non possono essere né delegati né mortificati.