Leggo in un’intervista che Claudio Bortolotti ha una pessima opinione del Comune di Trento e un’ottima opinione della Provincia. “La popolazione sente che la Provincia è loro – dice Bortolotti - Il Comune invece no, il Comune è del sindaco e della Giunta. Quando si parla di Provincia si parla di ‘noi’, in prima persona plurale. Quando si parla di Comune, si dice ‘loro’, terza persona plurale”.
Capisco che Bortolotti dica “noi” quando parla della Provincia. Come lui stesso afferma, in Provincia ci ha lavorato per una vita e probabilmente con la Provincia continua a identificarsi, anche se è in pensione da poche settimane. Quel che mi meraviglia è il fatto che, a differenza della stragrande maggioranza dei nostri concittadini, Bortolotti dica “loro” quando parla di Comune.
In tutti gli interventi di questi ultimi tempi mi è sembrato di sentire in Bortolotti un forte pregiudizio anticomunale. Perfettamente legittimo se si parla di iniziative politiche, del tutto ingiustificato e inopportuno invece quando Bortolotti fa riferimento all’istituzione, alla “macchina” (da “rinnovare”, “rendere più efficace” e “trasparente”, come ribadito in più occasioni), ai dirigenti. Se c’è un sentimento che non va assolutamente alimentato è proprio la rivalità tra istituzioni, le rivendicazioni del tipo “noi siamo meglio di loro”, o “quando arrivo io, metterò apposto ogni cosa”.
Detto questo, voglio solo dire che la nostra percezione è diversa da quella di Bortolotti. In questi anni, la Giunta e il sindaco hanno sempre messo al primo posto il dialogo con i cittadini. Non dico solo che i nostri uffici, com’è ovvio e naturale, sono sempre aperti per chi ha un problema da risolvere. Dico anche che tutta la Giunta è sempre uscita sul territorio, si trattasse di illustrare il funzionamento della raccolta rifiuti “porta a porta” o di visitare i dormitori invernali o di risolvere i problemi di una frazione come Spini. In tutte queste occasioni non ci siamo mai sentiti “loro”. Ci siamo sentiti una città. Non voglio citare l’ennesima indagine (che comunque esiste, l’ha fatta il Sole 24 ore) a favore della mia tesi. Invito invece Bortolotti a vedere le testimonianze registrate nel Carrozzone parcheggiato in piazza Battisti qualche estate fa: il “film” è una lunga dichiarazione d’amore a Trento, in cui non solo i trentini, ma anche gli immigrati comunicano senza imbarazzo i propri sentimenti di appartenenza ai luoghi e alla comunità. Non credo che un’Amministrazione lontana o ostile sarebbe riuscita a suscitare una tale manifestazione d’affetto.
Capisco che Bortolotti dica “noi” quando parla della Provincia. Come lui stesso afferma, in Provincia ci ha lavorato per una vita e probabilmente con la Provincia continua a identificarsi, anche se è in pensione da poche settimane. Quel che mi meraviglia è il fatto che, a differenza della stragrande maggioranza dei nostri concittadini, Bortolotti dica “loro” quando parla di Comune.
In tutti gli interventi di questi ultimi tempi mi è sembrato di sentire in Bortolotti un forte pregiudizio anticomunale. Perfettamente legittimo se si parla di iniziative politiche, del tutto ingiustificato e inopportuno invece quando Bortolotti fa riferimento all’istituzione, alla “macchina” (da “rinnovare”, “rendere più efficace” e “trasparente”, come ribadito in più occasioni), ai dirigenti. Se c’è un sentimento che non va assolutamente alimentato è proprio la rivalità tra istituzioni, le rivendicazioni del tipo “noi siamo meglio di loro”, o “quando arrivo io, metterò apposto ogni cosa”.
Detto questo, voglio solo dire che la nostra percezione è diversa da quella di Bortolotti. In questi anni, la Giunta e il sindaco hanno sempre messo al primo posto il dialogo con i cittadini. Non dico solo che i nostri uffici, com’è ovvio e naturale, sono sempre aperti per chi ha un problema da risolvere. Dico anche che tutta la Giunta è sempre uscita sul territorio, si trattasse di illustrare il funzionamento della raccolta rifiuti “porta a porta” o di visitare i dormitori invernali o di risolvere i problemi di una frazione come Spini. In tutte queste occasioni non ci siamo mai sentiti “loro”. Ci siamo sentiti una città. Non voglio citare l’ennesima indagine (che comunque esiste, l’ha fatta il Sole 24 ore) a favore della mia tesi. Invito invece Bortolotti a vedere le testimonianze registrate nel Carrozzone parcheggiato in piazza Battisti qualche estate fa: il “film” è una lunga dichiarazione d’amore a Trento, in cui non solo i trentini, ma anche gli immigrati comunicano senza imbarazzo i propri sentimenti di appartenenza ai luoghi e alla comunità. Non credo che un’Amministrazione lontana o ostile sarebbe riuscita a suscitare una tale manifestazione d’affetto.
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